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Presentazione del progetto "PeRIFerico. Spazi di Quartiere" agli stakolder È un progetto di EDA, realizzato con Fondazione CR Firenze e con il sostegno del Quartiere 5.
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Presentazione del progetto "PeRIFerico. Spazi di Quartiere" alla cittadinanza È un progetto di EDA, realizzato con Fondazione CR Firenze e con il sostegno del Quartiere 5.
Il progetto si basa sulla creazione di un archivio partecipato, vivo e in costruzione continua. Un punto di raccolta e diffusione di memorie, ma anche un laboratorio collettivo di immaginazione urbana.
"Abbiamo trasformato il nostro salone in un viaggio. Non una mostra, ma un’esperienza da attraversare insieme, tappa dopo tappa.
I partecipanti sono stati invitati a esplorare il senso di Periferico: un movimento tra passato e possibilità, tra memoria personale e racconto collettivo.
Le stazioni del percorso
Una carta da pescare per rompere il ghiaccio: Cosa ti ricorda questo quartiere? Come lo immagini? Cosa vorresti che restasse?
Al centro, un’ortofoto gigante del Quartiere 5 diventava il terreno su cui far affiorare ricordi e luoghi simbolici, segnati con adesivi e post-it colorati.
Un gesto semplice, che ha creato una mappa viva e multiforme delle nostre connessioni con il territorio.
L’ultima tappa spiegava il cuore del progetto: cos’è un archivio partecipato, cosa potrebbe contenere, come possiamo costruirlo insieme.
E fuori, nella corte…
Il laboratorio a cura del Tam-Tam ha lasciato spazio alla creatività: cartoline, lettere, piccoli oggetti della memoria nati da mani grandi e piccole. Perché ricordare, a volte, passa anche dal fare.
Grazie a chi c’era.
A chi ha portato un ricordo, a chi ha fatto domande, a chi è passato solo per guardare.
Periferico nasce così: da un incontro, da una voce, da un’idea che si accende".
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Laboratorio fotografico creativo con i ragazzi de Lo Scarabocchio Mercoledì 18 giugno, le porte di Villa Guicciardini, hanno accolto il gruppo dei ragazzi de Lo Scarabocchio.
"Abbiamo cercato di dare un significato, un luogo e una nuova storia ad immagini del quartiere, della nostra quotidianità. Immagini che ci somigliano e ci sono familiari, guardate da una nuova prospettiva e pensate con nuovi scopi.
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Bruno Capitelli Bruno Capitelli, nato a Firenze il 10 maggio 1942, è autore di un libro di memorie sulla storia della sua famiglia che attraversa l'Ottocento ed il Novecento, mantenendo sempre un forte legame con Firenze ed in particolare con Rifredi, dove la sua famiglia abitata ed ha abitato fin dagli anni Sessanta.
"Babbo aveva fatto la richiesta per un alloggio nel programma INACASA, un piano del Governo per dare ai dipendenti statali un alloggio con affitto molto agevole. Dato che la nostra famiglia era ancora numerosa ed i trascorsi di babbo, fummo tra i primi ad averne diritto e ci fu assegnato un appartamento in Via Niccolò da Tolentino al primo Piano del numero 9. In un primo tempo rimanemmo da una parte felici, ma anche disorientati per la distanza dal centro città e nel vedere tutto intorno al palazzo solo campi senza nemmeno la strada e di fronte al palazzo un vero e proprio villaggio destinato alle famiglie dei profughi della Grecia e della Dalmazia.
In breve la strada fu costruita e all'inizio c'era la mitica piazzetta meta di fatidici incontri di calcio; c'erano 4 negozi: un ortolano, una pizzicheria, una macelleria e un bar."
"In Via delle Gore vi era un altro bar gestito dal mio amico Rino con biliardo, stanza per le carte, flipper e jukebox. Lì era il ritrovo per i giovani e meno giovani della zona, lì ho fatto le prime amicizie che sono state le più durature, ci trovavamo tutti i giorni per una partita di biliardo, una delle mie passioni, o solo per fare due chiacchiere e discutere di calcio. Purtroppo era un covo di juventini e mi trovavo sempre in minoranza, però ero sempre preso in considerazione e stimato sia perché ero uno dei pochi studenti e soprattutto per essere un giocatore di un prestigioso cittadino: il Club Sportivo Firenze. Ciò che mi dispiaceva di più era la lontananza dal centro, sembrava di essere in un altro paese […]"
"Nel 1962 anche Cristina e Luisa si sposarono con Vittorio e Nicola e andarono ad abitare [...] in via San Felice [...] . La cerimonia fu molto bella in quanto si sposarono le due sorelle nello stesso giorno nella Chiesa di Santo Stefano in Pane e quella fu la prima cerimonia celebrata lì. Da allora in avanti quella Chiesa sarà quasi sempre testimone delle nostre gioie e dei nostri dolori."
"Io ed i miei amici di via da Tolentino dopo pranzo stavamo fuori dal bar di Rino a chiaccherare e per tutta l'estate puntualmente alle 14 circa passava una ragazza molto carina che non elargiva alcun sorriso, imbarazzata da quel gruppo di ragazzi che la scrutavano. Nel mese di ottobre [1962] finalmente l'autobus 20 fa capolinea in via da Tolentino e tutte le mattine l'autobus si riempiva di studenti e lavoratori. Una mattina prima delle vacanze di Natale capitai vicino a questa ragazza che stava parlando con il figlio del Baroncini (il gelataio di via Tavanti), presi coraggio e mi introdussi nella conversazione basata sulla conoscenza della lingua inglese [...]. Nei giorni seguenti ricominciò la routine nel bus, fino a fissare il primo appuntamento. Era un sabato, lei doveva andare in Piazza Dalmazia per comprare un regalo all'amica Gabriella. Era un tempo da lupi, aveva anche nevicato e tirava un forte vento. Riuscimmo ad arrivare fino allo stretto ma sbucando in Via Reginaldo Giuliani una ventata per poco non ci fece cadere e allora desistemmo dal comprare il regalo e tornammo a casa. Da allora non ci siamo più separati, lei aveva 17 anni e 10 20.
I giorni più belli della nostra unione sono stati, oltre al giorno del nostro matrimonio, le nascite dei nostri figli: Fabio e Sabrina."
"Scrivo questa serie di appunti al fine di ricordare ai nostri figli e ai nostri nipoti l'appartenenza ad una famiglia che ha avuto nel suo essere principi di onestà, libertà ed uguaglianza, rispetto per gli altri come per se stessi. La nostra è una famiglia che sempre ha lottato per i diritti dell'uomo, abiurando la violenza e spesso vissuto di utopie".
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Pietra d'inciampo di Via di Santa Marta, 7 La pietra è collocata sul marciapiede e ricorda il luogo dove abitavano e furono arrestati Rachele Lindenbaum Plessner nata nel 1883, Sara Plessner Ziegler nata nel 1917, Liliana Ziegler nata nel 1937 e Jack Ziegler, arrestati l'8 dicembre 1943, deportata e assassinata ad Auschwitz.
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Pietre d'inciampo di Via Trieste, 20 Le pietre sono collocate sul marciapiede e ricordano il luogo dove abitavano Ernesto Calò nato nel 1877 ed Elena Calò nata nel 1975, deportati ad Auschwitz e assassinati il 30 giugno 1944.
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Pietre d'inciampo di Via Giovanni Fabbroni, 26 Le pietre sono collocate sul marciapiede e ricordano il luogo dove abitava Giuseppe Ferro nato nel 1902 con la moglie Albertina Cassuto nata nel 1889 e i figli Mario nato nel 1926, Ugo nato nel 1930 e Anna nata nel 1932. Tutta la famiglia fu arrestata il 10 aprile 1944, deportata e assassinata ad Auschwitz.
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Pietra d'inciampo di Via Gianfrancesco Pagnini, 29 Le pietre sono collocate sul marciapiede e ricordano il luogo dove abitavano Stella Passigli, nata nel 1867 e arrestata il 29 febbraio 1944 insieme ai figli Enzo, nato nel 1896, e Rodolfo, nato nel 1899. Furono deportati ad Auschwitz e assassinati il 10 aprile 1944.
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Pietre d'inciampo di Piazza Vieusseux, 3 Le pietre sono collocate sul marciapiede e ricordano il luogo dove abitavano Enrico Castelli nato nel 1869 e arrestato il 31 marzo 1944 con la giovane figlia Olga Renata, nata nel 1919. Furono entrambi deportati a Auschwitz e assassinati rispettivamente il 23 marzo 1944 e il 31 luglio 1944.
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Pietra d'inciampo di Via del Romito, 46 La pietra è collocata sul marciapiede e ricorda il luogo dove abitò Concezio Cieri, nato nel 1920 e arrestato l'8 marzo 1944; fu assassinato il 3 dicembre 1944 a Gusen, un sottocampo di Mauthausen.
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Villa medicea di Careggi La villa fu costruita per volere della famiglia Medici nel XV secolo e utilizzata come residenza estiva.
Fu restaurata dall'architetto e scultore Michele di Bartolomeo Michelozzi, detto Michelozzo (1396-1472) e presenta uno stile architettonico rinascimentale con una elegante facciata.
I giardini ed il parco circondano la villa su tutti i lati e sono caratterizzati da alberi ad alto fusto e varie specie esotiche.
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Villa medicea La Petraia "Villa La Petraia è una delle più affascinanti ville medicee per la felice collocazione nel paesaggio, per l’eccellenza delle decorazioni pittoriche, per la rigogliosa natura del parco.
Dichiarata dall’UNESCO Patrimonio mondiale dell’Umanità nel 2013, distante pochi chilometri da Firenze è la tipica residenza suburbana, rifugio per i granduchi della famiglia Medici dalle fatiche della città.
Un antico edificio fortificato, di cui resta ancora la grande torre, fu ingrandito verso la fine del Cinquecento per realizzare l’attuale villa e il terreno circostante fu sbancato per inquadrarla nel bellissimo giardino a terrazze.
Il cortile della villa, coperto nell’Ottocento, è decorato con affreschi del Volterrano e di Cosimo Daddi. La famosa scultura bronzea del Giambologna raffigurante Venere-Fiorenza, che completava l’omonima fontana posta anticamente nel giardino della villa di Castello, è ora collocata all’interno per garantirne la conservazione.
La Villa si erge con la sua inconfondibile torre in posizione dominante sulle pendici di Monte Morello degradanti verso la piana con splendida vista su Firenze. Il lato sud si affaccia sul giardino formale che si sviluppa su tre piani a terrazza sfruttando il pendio del sito: piano dei parterres, piano del vivaio e piano della figurina. Nonostante le modifiche apportate soprattutto nel XVIII e XIX secolo il giardino mantiene ancora intatta la spazialità geometrica dell’originario giardino cinquecentesco, che si deve a Ferdinando I dei Medici, così come documentato nella lunetta dell’Utens, oggi conservata, insieme alle altre tredici della serie, nella villa stessa. A nord invece si estende per numerosi ettari il parco romantico realizzato nell’Ottocento per volere di Leopoldo II di Lorena."
"Nel Settecento con l’estinguersi della dinastia medicea la Villa era passata ai Lorena, nuovi granduchi, mentre con l’Unità d’Italia Petraia diverrà una delle residenze predilette di Vittorio Emanuele II e di Rosa Vercellana, la bella Rosina, moglie morganatica del Re."
"In una sala al piano terra è esposto anche lo splendido gruppo bronzeo dell’Ammannati raffigurante Ercole e Anteo che coronava la fontana un tempo nel Giardino di Castello, oggi sostituita da una copia.
Nel luglio del 2012 sono pervenute a Villa della Petraia le superstiti 14 Lunette di Giusto Utens, raffiguranti le Ville medicee, precedentemente in deposito presso il Museo di Firenze com’era.
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Villa Corsini a Castello La Villa fu acquistata nel 1697 da Filippo Corsini, consigliere del Granduca Cosimo III de’ Medici, e ristrutturata dall'architetto e scultore granducale Giovan Battista Foggini (1652-1725). A parte il periodo della Seconda Guerra Mondiale che la vide occupata dalle forze armate tedesche e poi alleate, la villa rimase sempre in proprietà dei principi Corsini fino agli anni Sessanta del Novecento quando passò alla famiglia Costoli e all'ing. Galliano Pio Boldrini. Passata dal 1971 al demanio dello Stato, dal 2015 è entrata a far parte della Direzione regionale musei della Toscana.
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Villa medicea La Quiete Villa La Quiete fu la residenza estiva di Anna Maria Luisa (1667-1743), ultima esponente della famiglia dei Medici. Dal1650 è divenuta la sede dell'Istituto delle Montalve, famoso educandato femminile rimasto attivo fino al
Oggi fa parte di un percorso museale insieme al giardino, finalizzato alla valorizzazione dell'intero complesso.